Luglio 2014

 

Guardiamo troppo spesso cosa vogliamo quasi mai come lo facciamo.

Scritto da Sereno notturno
 

A sorsi nell'anima

Sinceramente non hai lamenti nemmeno altrettanti appuntamenti perseveri però nell'istante che rende follia come rimane giusto sia. Spasmodica nelle tue scelte bizzarre e veloci s'inclinano all'odore, alla percezione al corpo, mentre sbirci da quel pezzetto d'animache merita d'esser bevuto.

Scritto da Sereno Notturno

 

La sabbia spesso dimentica, resta il profumo di chi l'ha calpestata nella sfumatura del percorso come testimone del lento passaggio.


Scritto da Sereno Notturno

Sorridere pacatamente leggendo in giro buoni propositi
sconfessati da verità inclassificabili.
Costa davvero così tanto rapportare il comportamento
alla sana abitudine di essere modesti...

Scritto da Sereno Notturno

Cosa puoi essere
forse verità dell'assurdo
consapevolezza
di un momento
frase di circostanza
che si fa delitto.

Collisione col tuo stesso io
anzichè sembianza di particolari...
Decidi tu come stare
nel preciso secondo
in cui ti attraversa
un brivido.


Scritto da Sereno Notturno

Complica (zione)

Capiamo cosa significa essere complicati, solo nel momento in cui
troviamo una soluzione logica e semplice.

Scritto da Sereno Notturno

aforisma

Toglimi lati senza specchio
riflettimi respiri che sappiano d'acerbo
rovistando quei percorsi fatti d'integrità
che soffiano sottili sui piccoli pensieri.
Respirando oltre il dirupo a capofitto
di una piccola espressione.


Scritto da Sereno Notturno

A te che ti alzi lamentando di iniziare il giorno
pensa a quanti hanno lavorato la notte per rendere felice il tuo risveglio.
Dici chi me lo fa fare di correre tutto il giorno
guarda le persone che sono costrette a letto.
Trovi sempre qualc
osa da ridire su come ti va la vita
non percependo che altri una vita non riescono ad averla.
Scrivi frasi alla domenica maledendo il lunedì
intanto qualcuno spera che arrivi presto per una risposta.
Fai la brava persona a casa e nessuno si lamenta
nascondendo ciò ce in realtà hai fuori da li.
Forse hai ragione per l'unico fatto che non hai il beneficio del pensare
mentre altri riescono benissimo a farlo e muovono il mondo.
Tu non sei il mondo se non ragioni con la sua mente.


Scritto da Sereno Notturno


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Dedicato a chi fa di un pensiero una ragione per vivere
Sereno notturno

Si spostano i pensieri
scrollando anime sensibili
masse d'ignoranza senza fremiti.
Quel che resta di ogni dubbio
rivive nel gesto
cercando di sparire in una mente.
Anime saccenti che si prodigano
ad insegnarti le loro verità
sbellicando pensieri senza voce ormai..

Scritto da Sereno Notturno

 

Le chiacchere volano con la stessa volontà di un istante.
Alcune rimangono nei profondi pensieri altre salpano verso il confine della spavalderia.

Scritto da Sereno notturno

La caratteristica che rende deboli le persone forti, è sembrare quello che non sono, solo per il fatto che dicono sempre ciò che pensano.
Sono così non per voler sembrare sopra gli altri, ma per evitare di essere giudicati ipocriti.

Scritto da Sereno Notturno

Disarmante quell'unico spossarsi
rendersi madidi di essenza
rimanendo lucidi nel prolungato sfiorare.
Avere mani tese e pelle sfiorata
crampi alle cosce nel sentirsi presi
ma presi come si comanda.

Non come i miti incontri
dove si sfugge furtivamente
anche alla più lieve entrata.


Scritto da Sereno Notturno

Si sedettero su opposte sponde del fiume, sapendo che la corrente dell'acqua aveva una sola direzione.

Scritto da Sereno Notturno 22/07/2014

Scrittura 4 mani – Storia di un drogato

di Cristina Carrabino e Sereno notturno

 

Cuori impolverati

 

"Lui è Marco, 34 anni e un lavoro da avvocato in uno studio da lui avviato subito dopo aver conseguito la laurea in giurisprudenza. Non gli manca nulla; ha alle spalle una famiglia benestante che lo ha aiutato a realizzarsi nel lavoro e nessun problema economico che possa minare la sua serenità. Ha una bella casa dotata di tutti in comfort e una moglie bellissima, Elisabetta, rinomato architetto in carriera, 38 anni, che ha sposato per amore quattro anni fa su una spiaggia dorata, e l’unico testimone che ha assistito al coronamento del loro sogno d’amore è stato il mare. Eppure i suoi occhi sono spenti e sembrano trasmettere un’infelicità di fondo che nemmeno l’amore per sua moglie riesce a curare. Apparentemente sono una coppia affiatata; socievoli, amano la compagnia, amano ridere quando sono con amici, prediligono mostrarsi complici di fronte agli altri, ma quando i riflettori si spengono, tra di loro è il silenzio a predominare. Non riescono a parlare, neppure a guardarsi negli occhi per cercare aiuto l’uno dall’altro. L’amore si è come assopito, forse messo alla prova da un quotidiano frenetico che giorno dopo giorno li allontana sempre di più dall’impegno che si sono presi l’uno verso l’altro quel giorno in cui, davanti al mare, si sono promessi di amarsi fin che morte non li avesse separati. La loro vita è scandita da impegni, orari, appuntamenti, responsabilità e l’unico momento in cui riescono a condividere un minimo di dialogo è alla sera, davanti alla tavola apparecchiata, tra una notizia del telegiornale e una pubblicità del winner taco. Ma tutto questo non basta a Marco per poter dire di essere felice. Ha tutto ma non ha nulla, forse ha troppo. Ecco perché Marco ogni tanto, la sera, sente il bisogno di evadere da una realtà che comincia ad odiare perché è una realtà che gli ha regalato tutto tranne ciò di cui aveva bisogno. E lui ha soltanto bisogno di sentirsi più padrone della sua vita, senza troppo subordinarla a quei doveri che ogni tanto lo portano davanti allo specchio a chiedersi: Ma cosa sto facendo?, dove sto andando? Ma è veramente quello che voglio dalla mia vita? E la vita che ho sempre desiderato vivere? E mentre pronuncia queste parole sente una lacrima scivolargli sul viso. Senza nemmeno rendersene conto prende una chiave dalla tasca, esce dal bagno e si dirige in camera da letto. Si chiude silenziosamente la porta alle spalle, senza farsi sentire da Elisabetta che, ignara di quel che sta per succedere, è in sala a guardare l’ennesimo programma riguardante la morte di Yara Gambirasio. Marco è come in trance ed incurante che quella porta potrebbe aprirsi all’improvviso, con la chiave che ha in mano apre il cassetto del suo comodino. Cosa fare ora? Richiuderlo o abbandonarsi per un attimo soltanto all’oblio?.... La disperazione di una vita vissuta all’insegna di quel malessere sul cuore che non lo abbandona mai lo porta a prendere dal cassetto un sacchettino piccolo. Lo prende e lo posa sul comodino. Lo apre e lo guarda interdetto. Sembra zucchero a velo anche se il sapore è diverso e soprattutto non addolcisce il palato. Esattamente come quel robot il cui cervello è pilotato da quattro batterie duracell, apre il sacchetto, prende un pugno di quella polvere bianca e molto lentamente la distribuisce sul comodino componendo quella riga orizzontale che forse rappresenta il limite tra lui e l’oblio. In quel preciso istante in cui le sue narici si avvicinano alla polvere “magica” Marco si sente vigliacco nei confronti della vita ed incazzato con se stesso, per un attimo, torna sui suoi passi e sbattendo un pugno sul muro dice a se stesso: “Ma che cazzo sto facendo? Ho una moglie che mi ama e che mi sta aspettando in sala, totalmente ignara di quel che sto facendo, perché si fida di me, perché mi ha affidato la sua vita con una promessa davanti al mare, perché ha scelto me per il resto dei suoi giorni, ed io, invece, la sto tradendo, la sto deludendo, la sto inconsapevolmente ferendo…”Eppure non riesce a fermarsi…..vorrebbe soffiare su quella polvere e far sparire tutto, compreso quel malessere che gli appesantisce il cuore e la vita, non ci riesce e preso da quel raptus improvviso che sa più di ribellione che di rabbia si avvicina al comodino, prende il respiro e come per magia la polvere non c’è più….ora è soltanto visibile alla sua anima inquieta che finalmente trova quell’attimo di pace in grado di distoglierlo dalla tempesta che è dentro di lui. Marco si accascia sul letto, la testa gira e anche le pareti girano. Marco non sa se ridere o piangere..sa soltanto che finalmente è in pace con se stesso e vorrebbe che questo attimo durasse per sempre. Ha la fronte madida di sudore e ora singhiozzi convulsi scuotono il suo petto. Ma deve fare tutto questo in silenzio perché Elisabetta potrebbe sentire e sarebbe per lui l’ennesima sconfitta. Si sente un perdente nei confronti della vita e sentirsi un perdente anche di fronte agli occhi di sua moglie… questo non potrebbe sopportarlo. Quando guarda l’orologio sono già passate due ore da quando si è chiuso in camera. “ Ecco….dice a se stesso, mi sono addormentato” Si alza dal letto, in fretta e furia cerca di cancellare le tracce dell’accaduto, richiude il cassetto a chiave, e la nasconde nel borsello, apre la porta della camera da letto e si dirige verso il bagno per capire in che stato si trova. Passa davanti alla sala ed Elisabetta è ancora davanti alla televisione che sembra non essersi minimamente accorta di quel che è successo in queste due ore. Si sta ancora parlando di Yara e dentro di sé Marco ringrazia Gianluigi Nuzzi e il suo programma Delitti e Segreti per aver distolto Elisabetta da una realtà che l’avrebbe sicuramente sconvolta. Lo specchio del bagno gli dice che l’aspetto è veramente terrificante; profonde occhiaie raccontano la tempesta che lo ha assalito e la camicia è totalmente bagnata di sudore. “E ora? Cosa le racconto? Che ho avuto le vampate tipiche di un uomo in andropausa? Siamo in novembre e niente può giustificare uno stato deplorevole come il mio”. Marco sembra più preoccupato di dover spiegare il suo fisico stropicciato piuttosto che cercare di risolvere con se stesso e con Elisabetta questo disagio che aumenta mano mano che aumentano le responsabilità di un vivere il cui peso lui non è più in grado di reggere sulle sue spalle infragilite dai troppi doveri di una vita che non gli appartiene e che vorrebbe barattare con quell’attimo di felicità in grado di spazzare vie tutte queste nuvole nere che gli impediscono di sentire dentro di sé il calore del sole, perché è di calore che Marco ha bisogno. Uscendo dal bagno lo scontro con “Lei” è inevitabile. Lui abbassa gli occhi, perfettamente consapevole del bisogno di risposte che gli occhi di lei, ora fissi su di lui, vorrebbero. Incurante di tutto ciò e in silenzio Marco torna verso la camera da letto, ma viene bloccato dal braccio di Elisabetta che con dolcezza lo attira verso di sé chiedendogli; “Va tutto bene?, sei particolarmente assente in questi giorni, possiamo parlarne se ti va.” Lui vorrebbe abbracciarla e dirle che questa vita è troppo pesante per lui, che lavora troppo, che si sente inadeguato alle responsabilità che i suoi impegni richiedono, che vorrebbe stendersi sulle ginocchia di lei per farsi accarezzare la testa senza più pensare a nulla….ma niente di tutto questo riesce a dire, e cercando di ricacciare indietro quel moto di rabbia che lentamente sale su dallo stomaco fino a pungergli gli occhi, risponde che non ha niente, e che è soltanto un po’ stanco perché la giornata è stata più lunga del previsto. In Tribunale ha dovuto affrontare delle cause molto lunghe e problematiche e i risultati non sono stati quelli che si aspettava. Il tono con cui tenta di rassicurare Elisabetta è alquanto credibile, ma lo sguardo perso nel vuoto è quello di colui che si sta arrampicando sugli specchi per evitare di dire quella verità scomoda persino a se stesso."

 

Lei ha maestria in questo e non fosse altro anche intelligenza da capire oltre le righe dello sguardo, lo osserva senza infliggere il benché minimo timore, profondamente dentro il suo pensiero in quegli occhi che paiono annebbiati dall'umidità di quel mese di novembre, che da tutti è decretato come il più angusto e macabro, da li si riparte pensa lei, non sa bene cosa stia succedendo ma quelli non sono gli stessi occhi di sempre.

Lo lascia con una timida carezza, la scusa è quella di un bagno rilassante dentro cui immergere la consapevolezza che qualcosa sta cambiando.

Lei è una splendida 38 enne, quelle che girano per la maggior parte del giorno in tailleur, che non si fa mancare le lusinghe da uomini e donne, quella che sa far girare i sensi e che sa strappare con la sua avvenenza dei contratti e delle commesse, anche se in realtà era talmente brava nel suo lavoro che forse non ce ne sarebbe bisogno.

A lei piace essere sensuale col marito e si innamora delle scene dei film, mentre si spoglia cammina in intimo ed autoreggenti con l'ausilio delle sole scarpe col tacco alto, a lui questo ha sempre mosso l'istinto del maschio, ora la guarda ridendo e confuso, come avesse timore che lei chieda del sesso a lui in quello stato. Lui continua a guardare la televisione, mentre la splendida moglie continua a spogliarsi in camera da letto, il riflesso del sole le imperla le gambe snelle e il pube glabro, su cui preme con decisione un desiderio umido.

Nella camera il riflesso però distoglie lo sguardo di lei, sa benissimo d'aver fatto le pulizie, per lo meno non ci dovrebbe essere traccia minima di polvere, ma quella sembrava attirare più di ogni altra cosa la sua attenzione, non realizza nulla nell'istante, forse neppure negli attimi dopo, anche se dentro di lei fa l'analisi dei tempi e dei modi, lui si era assentato in camera da solo per uscirne alquanto sconvolto e sudato, quel sudore che lei vorrebbe sentire sul suo corpo posseduto dalle mani di lui, in realtà è ben altro.

Memorizza e cataloga tutto senza lasciare insospettire Marco, si rifugia in quella vasca densa di profumi e schiuma, vorrebbe rilassarsi ma il suo pensiero corre, si ferma all'istante sulla scena di come potrebbe essere lui fra un po' di tempo anche poco, il suo lavoro le sue mire il matrimonio e la promessa fatta a suo tempo, affonda la testa per poi riemergere come un bagno di purificazione.

A lei cosa manca il corpo no, la natura anche sin troppo generosa, un lavoro neppure perché la entusiasma e la eccita nel produrre capolavori d'architettura, forse un figlio, silenziosamente trattiene il fiato come a pensare d'aver svelato l'arcano, l'elisir di saggezza.

Sa benissimo, di questo ne aveva parlato con lui, ma le carriere si sa rovinano i rapporti i tempi corrono e i giorni uno davanti all'altro corrono veloci, sorride pensando che sarebbe splendido e forse potrebbe risanare tante cose, un'amore per qualcuno a cui tieni, tornare ad avere la complicità di un rapporto forse questo manca.

Esce dopo un'ora dal bagno e sembra più tranquilla che mai, nonostante tutto è stato qualcosa che ha giovato il potersi rilassare, sempre sensuale le cammina al fianco e lui non può far finta di nulla, con una mano le carezza il seno e si ferma sui capezzoli inturgiditi, poi scivola via per vedere le reazioni di lui, visibilmente scosso non si sa se per l'effetto devastante di prima o lo tsunami che lo attraversa ora.

“Andiamo a cena fuori stasera, ho un ristorante di pesce niente male, è di un mio cliente e a lui farebbe piacere” Lui la guarda e con voce ferma ma debole dice va benissimo.

Lei si prepara e consiglia al marito di fare altrettanto, poi si ricorda che deve passare in un negozio di profumi e chiede a lui se intanto che si veste per la cena lo aspetta per un quarto d'ora, sarebbe arrivata presto per poi andare a cenare, Marco le fa un gesto d'intesa, lei esce.

Ancor prima di fare le scale è già al telefono con questa persona del ristorante, non è in effetti un suo cliente, ma un vecchio amico con cui si erano rivisti in altra occasione, era uscito anni fa da un problema col figlio, lei spiega dettagliatamente ma concisa qualcosa e poi decide e chiede per l'orario e se aveva posto, perfetto il tempismo e la risoluzione trovata, lei era una splendida fucina di idee, merito della mente elastica data dal suo lavoro.

Rincasa dopo una mezz'ora e trova lui pronto che si allaccia le scarpe, le si piazza davanti con fare provocante come suo solito, gli occhi di lui all'altezza dell'inguine di lei, ne percepisce sin dentro i profumi e le sensazioni, pronto a voler metter mano al piacere, lei lo ferma, “Ora no, stasera voglio essere il tuo piacere personale, voglio sentirti nel letto.”

Escono di casa il tragitto in macchina dura venti minuti scarsi, l'intermezzo è quello della musica new-age, parlando del più e del meno arrivano al ristorante, carino perso in una stradina, già s'intravedono numerose macchine e l'atmosfera accogliente di una nave in legno.

Marco è preso euforicamente dall'idea di entrare in locali mai visti, sa benissimo che quando decide lei non è mai un posto da poche stelle sulle recensioni.

Il titolare, amico di Elisabetta è un tipo sui 45 anni brizzolato, piacente e scaltro nel suo lavoro, li fa accomodare e chiama qualcuno per i cappotti, si presentano con Marco e lui lo guarda con precisione negli occhi, poi sorridente spiega il menù, decidono per lasciare scegliere al proprietario, anche il vino, purché ovviamente rigorosamente bianco, Valdobbiadene Cartizze è caduta la scelta su quello e da li a poco era pronto a versarlo nel bicchiere, “Ottimo dice Marco e la moglie sorride compiaciuta della scelta del gestore.”

Le portate non sono abbondanti ma necessariamente quelle che ti fanno dire mi sento bene, la cheesecake arancia e cannella quella è divina, la conclusione in salita per i piatti, una cena troppo importante da ricordare e lo sarà...

Lei si lascia molto andare con la sua dose di sensualità e sa che deve osare per chiedere ciò per cui erano li.

“Marco sai il nostro matrimonio ritengo sia una favola, ricordi la promessa che ci siamo fatti vero? Felicità, noi stiamo molto bene e ci stimano in tanti, non siamo degli sprovveduti o persone che si lasciano andare a momenti di debolezza, abbiamo sempre affrontato tutto, alla luce del sole con ottimo risultati e profonda stima.

La carriera è andata avanti, ora abbiamo bisogno di coronarla col sogno maestoso di un figlio e sono qui a chiederti di volerne uno, che sia l'apice del nostro amore!”

Marco non ha all'istante reazione, troppe cose passano per la sua testa compreso il gesto del pomeriggio, “una debolezza” lei aveva centrato il problema. Ora sembra quasi sollevato al pensiero di poter donare qualcosa in più, forse nemmeno lui sa cosa stava succedendo nella sua vita, ma questa richiesta ne è stata la molla per dimenticare qualcosa.

 

Sarà il vino, l’ottima compagnia di sua moglie, o quella notizia che improvvisamente lo scuote da quel torpore che dura ormai da mesi, ma Marco si sente felice. Non ricorda dove si trova, non ricorda neanche dove ha messo le chiavi della macchina, più importante ancora dove l’ha parcheggiata soprattutto, ma la voglia di tornare a casa e di provare a realizzare il sogno di una famiglia lo eccita a tal punto da lasciare una mancia alquanto sostanziosa al cameriere al quale con molta fretta Marco ha chiesto il conto. Elisabetta per la prima volta nota negli occhi di suo marito quella luce che l’aveva colpita sin dal primo appuntamento con lui. Poi quella luce si era spenta e lei non era mai riuscita a capire perché, o forse, più semplicemente si era talmente concentrata nel suo obiettivo di carriera da dimenticarsi dell’uomo che aveva accanto. Era tanto tempo che non lo guardava più negli occhi anzi…era tanto tempo che non lo guardava e basta. Ma come ho fatto ad essere così egoista? Come ho fatto a non accorgermi dei demoni che si erano impadroniti di Marco? Come ho potuto permettere che accadesse tutto questo senza che io me ne accorgessi? Elisabetta piange in silenzio e una lacrima dispettosa scivola sul suo viso. L’asciuga in fretta perché Marco non deve vedere questo suo attimo di “debolezza”. Marco ha bisogno di lei e lei deve essere forte e determinata a tal punto da far si che la loro favola torni ad essere quel sogno da tanti invidiato…perché è un sogno che non si è dissolto alle prime luci dell’alba, sono riusciti a realizzarlo nonostante fossero in pochi a credere in loro. Troppa invidia nei confronti di una coppia che ha avuto clemenza dalla vita. E l’invidia, si sa, distrugge tutto soprattutto le favole dal lieto fine. Elisabetta si volta verso Marco che incurante dei suoi pensieri sta guidando verso casa, un po’ brillo e pensieroso… Fortunatamente il vino prende il sopravvento e i pensieri più tristi ricadono sull’asfalto come questa pioggerellina fitta che sta bagnando i vetri come per voler lavar via le ansie di questi ultimi giorni. Marco si accorge dello sguardo di Elisabetta su di lui, si volta verso di lei e le sorride dolcemente come per volerla rassicurare. La loro casa si intravede all’orizzonte e improvvisamente Elisabetta si accoccola tra le braccia di lui…improvvisamente remissiva, indifesa, quasi impaurita da questa vita che le sta mostrando quel lato che forse lei già conosceva ma che non voleva vedere. Marco è quasi sconcertato dal comportamento di sua moglie. L’ha sempre vista sicura di sé, fin troppo dura nei confronti di se stessa e della vita, ora sembra chiederle protezione attenzione. Sembra un cucciolo spaurito alle prese con i primi dolori della vita. Ma forse sua moglie è sempre stata così, forse l’ha semplicemente nascosto a se stessa per difesa, aggrediva la vita per non essere aggredita…Marco le accarezza il viso e l’avvicina a se con fare protettivo come per dirle: “stai tranquilla, è tutto a posto, io sono sempre accanto a te”. Lei sembra capire tutto questo e comincia a cercare la sua pelle con fare accattivante.. Lo annusa, lo bacia sul collo, sulle guance cercando quel contatto che ultimamente aveva perso. Marco fatica a parcheggiare perché questa complicità ritrovata lo rende confuso ma eccitato allo stesso tempo. Non sa come ha parcheggiato e non sa neanche se è in divieto di sosta o meno ma sua moglie è talmente bella che vorrebbe spogliarla lì, sulle scale di quel portone che non riesce ad aprire perché Elisabetta gli ha preso le mani e le ha poggiate sui suoi seni turgidi e pronti ad accogliere l’amore di Marco. L’ascensore tarda ad arrivare…”porca miseria…non ce la faccio più” dice Marco a se stesso. Sente il calore arrivargli dallo stomaco fino al cervello e vorrebbe lasciarsi andare, ma ancora non può, deve avere pazienza. Ecco finalmente la porta di casa si apre e con fare violento ma dolce allo stesso tempo Marco adagia Elisabetta sul pavimento. Le strappa i vestiti, l’accarezza, la bacia e la guarda in silenzio… Quanto è bella, pensa lui, Elisabetta sente nel silenzio le parole di Marco e gli sorride con fare birichino. “Prendimi, sono tua, sono sempre stata tua…e voglio esserlo per sempre”. Marco è dentro di lei e il suo amore esplode in tutta la sua potenza. “ Come abbiamo fatto a dimenticare di amarci?”…

 

La scelta di avere un figlio non è mai una scusa o una necessità, tanto meno deve essere la risoluzione al problema, sarebbe un grave errore, entrambi capivano perfettamente questo. La molla probabilmente di ciò che volevano aveva fatto capire loro che mancavano sguardi affetti ed emozioni, sarebbero riusciti sicuramente in questo da li in avanti, a maggior ragione l'avrebbero dato a chi entrava nella loro nuova vita.

Cristina Carrabino - Sereno notturno

Con prodigioso istinto di sopravvivenza ed un'attenta analisi, il più delle volte si arriva ad una bozza di pensiero.

Ci si vive troppo in fretta, simili ad una scatola di cioccolatini, ingordi di ciò che non si era abituati, come chi di nascosto ruba la marmellata e poi sorpreso nega l'evidenza.

Assiduamente troppo freneticamente si vuole rifare tutto e si incappa nell'abitudine, ogni istante invece va vissuto anche facendosi carico di altre realtà, quindi scatta la paura e i fantasmi del passato, memori di ciò che sgretola... la noia o l'abitudine, quasi un'ossessione o un modo per non dire di no.

Il coraggio e con esso tutte le considerazioni, situazioni vanno prese con cautela, perché quando si è liberi si tende a voler dare all'altro la stessa libertà, senza sapere che nonostante la buona volontà d'intenti, così facendo la si nega.

Nella vita chi non desidera libertà di pensiero e d'azione, nel mondo questo è un diritto, ancor oggi nazioni lottano per quello che dovrebbe essere un bene protetto.

Quindi nessun timore ma consapevolezza che esiste una sacrosanta libertà dopo anni in cui si pensava d'averla e la si era miscelata in dosi uguali alla rassegnazione-.

 

Scritto da Sereno Notturno

Probabilmente nessuno è artefice dei cambiamenti interiori, questi forse sono insiti nella natura, una corazza che addomestica le emozioni per non arrivare all'estremità del non ritorno.
Troppe forti emozioni hanno paura di poter deludere.
Tempi e modi solo il tempo e il modo potranno valutarlo.


Scritto da Sereno Notturno

Chi scrive, forse più di ogni altro capisce, quando cambia il tempo.

Scritto da Sereno notturno

Se non hai parole nuove da dire, cambia il senso a quelle vecchie.
"Se potessi" diventa un "Riesco."
Chi ha un malessere e dopo anni viene lasciato, il debole non è chi resta, ma chi data la sua fragilità scappa.

Scritto da Sereno Notturno 16 luglio 2014

Passo per parole nuove, per nuovi orizzonti perchè il sole e la luna sono sempre quelli da anni, cambia l'approccio e lo sguardo con cui guardi i riflessi.

Scritto da Sereno Notturno 16/07/2014

Viviamo tra persone con troppe risposte affrettate, che poi non sanno affrontare domande di logica.

Malsano vedere come ci si adatta a far da ciceroni della mente e non saperne traghettare l'anima.

Continuiamo così, solo ambiguamente riflessi in quel che vorremmo con la fantasia senza adottare un vero piano di pura follia strategica per cui alla fine conta essere consapevoli di ciò che non si prova nemmeno a fare?

Eppure questo concetto non mi pare complicato, nonostante tutto ci si cela unicamente dietro una tranquilla visione, senza affrontare nel merito.

Scritto da Sereno Notturno

Anima

Cosa puoi fare per non essere
cosa invece puoi essere per non fare.
Paiono similitudini, ma di anime pensanti diverse.
Chi cerca a tutti i costi di non essere etichettato come chi non fa

mentre dall'altra parte passare per chi lo fa mentre in realtà non muove un respiro.
Ognuno è bravo nella sua arte
in verità ne dovrà rispondere solo a se stesso.
Sarà quello il giudizio terribile da incassare, ancor più del giudizio di altri, sarà forse una dura cura, dalla quale ne uscirai solo respirando l'anima.


Scritto da Sereno Notturno 14/07/2014

Viaggiare dentro un interminabile respiro, con la mente intontita dai sonniferi dell'anima, a nulla conta tentare ad aprire gli occhi, rimangono serrati per godersi il ricordo della notte dinnanzi al fremito.
Era realmente questo il punto d'incontro con i sensi...scolpiti come abitudine nei solchi di un'avvenente realtà appannata.

Scritto da Sereno Notturno 14/07/2014

Libero

Si trovava spesso in compagnia della follia, ne faceva parte con lunghe discussioni dentro se stesso.
Ne carpiva silenzi, obblighi secondari, reazioni, soluzioni.
Nonostante ciò non si voleva staccare da quel comodo materasso dove era legato con quel sottile camice, gli piaceva troppo avere un contatto tra la pazzia e la follia, se fosse uscito fuori sarebbe impazzito.

 

Scritto da Sereno Notturno 13/07/2014

Frammenti

 

A volte succede vi siano varie comprensioni, di rado succede, viviamo per eccesso solo d'incomprensioni.


Scritto da Sereno Notturno 12/07/2014
Tales to Share

Vivere la sua anima tra le pieghe resta una pura emozione. Poche sanno essere profonde da lasciare impronte sul cammino altrui.
Tu sei.


Scritto da Sereno notturno

Percorsi

Vorrei spedire una lettera ad un'ipotetica persona, ma dovrebbe fungere da madre, padre, sorella o fratello, suora confessore o ladro di verità, un primo amore dei sedici anni o chiunque voglia ascoltare.
Forse nemmeno questo, ma sarebbe troppo complicato anche per me che degli intrugli so arte e parte, vorrei capire talmente tanto, da scoppiare di verità udite.
Scorgere chi sbaglia o chi ha devotamente ragione, desiderio di continuare a trasgredire alle regole mai seguite, picchiare nel culo ad un passante e girare il dito come a dire "chi è stato".
In fondo io sono quello, che non può far stare col muso nemmeno chi non ha mai riso in vita sua, quello che tempo fa gli s'impose scherzando di prendere la porta e la scardinai portandola con me... Saper le risate... sono quello che pettinava i capelli dell'amico con il rastrello per farlo apparire più rude.
Poter essere talmente tante cose da non valere il tempo consumato, nella realtà mai consumato, ma vissuto, quello dei mille orari e delle volute certezze.
Tu chi sei per avermi attraversato la strada sulle strisce pedonali dell'anima, per aver sconfitto l'afa col sudore degli orgasmi, trovando semplice esporre il tuo piacere e farmene reso partecipe scorgendolo sulle tue cosce, mai sazia di possedermi ed io mai stanco di dare, anche quando passava l'attimo e si aspettava il prossimo sospiro.
Vorrei scrivere queste righe al vento, tenendo ben ferme le mani perché non volino nell'infinito colorato d'emozione e non restino solo parole scappate, scippate o vittime di refusi, vale la pena correggere ogni scritto e sottolineato con enfasi il suo perché, ma come riuscirci.
Si perdono attimi folate di vita per il solo pensare si possa o si debba cambiare, hai questa possibilità di scindere l'anima a quadretti colorati con tante caselle per ogni perché, fare qualcosa per non rendere arido un pensiero o secco un desiderio.
Stringere con foga la carne, fino a sentire piacevole dolore nell'entrare, perché quello rende vivo il benedetto sisma dell'anima, dove i fremiti si muovono in moto sussultorio e poi ondulatorio senza recar alcun danno ma lasciando morbido un solco di piacere.
Vorrei spedirla quella lettera e aver la percezione di leccarne i contorni sigillandone un'eccitazione e pensare che dall'altra parte non pensi sia la solita busta delle offerte del mese, ma puro piacere di lettura, lasciandone trasudare lo sperma inghiottito dove ancora se ne sentono i profumi.
Per poi trovare alla fine scritto, l'orario di chiusura è stato anticipato, per troppi desideri dell'anima.

Scritto da Sereno Notturno 09/07/2014

Assolo di un pensiero

Cosa sei se non vento di malinconia che rimane sulla pelle
come polvere dopo giorni di isolamento.
Come sei se non viva di quella tramortita rabbia che ti sfiora il cammino.
Perché mai si dovrebbe pensare allo stravolgimento della vita
all'accaparrarsi del proprio futuro se ancora si ricorda il passato.
Quando l'essere lingua permetteva la conoscenza del puro piacere
e ogni pura lacrima di passione ne cavalcava il desiderio.
Fatichiamo a mescolare le essenze, quando ambedue
troppo segnati dai relativi passaggi di celeri emozioni
non sappiamo darci le priorità sui pensieri.
Eppure basterebbe poco, abile maestria di timori
rapidità d'intenti.
Segnato da questa croce dei ricordi
vorrei affogarli nella melma per scinderne il contenuto.
Anima dannata la mia che dedica tanto alle emozioni
avendo come specchio di ritorno il solo guardarmi
dicendo che forse si nasce per pura follia d'intenti.
Quindi un vaffanculo a me stesso alle prese
con quella che definisco passione pura con altrettanto timore di viverla.
Sebbene la volontà rimane ancorata al mio corpo selvaggiamente predisposto.

Scritto di Sereno Notturno 07/07/2014

A stento
cerchi
con vorace caparbietà
trovi.
Ti misuri.
Con altrettanta
leggerezza
sparisce.
Non è scomparso
vive dentro
ma non riesci
ad espellerlo.
Cos'è anima
emozione
o gioia di un
cambiamento.

Scritto di Sereno notturno 07/07/2014

Molte volte si mette davanti l'ovvietà
a scapito del vero desiderio di cambiamento.
Così facendo ci saranno sempre più persone infelici
che non sapranno come sarebbe potuta andare
se avessero scelto diversamente.

Scritto da Sereno notturno

Determinare quali siano i meccanismi perfetti, non coincide quasi mai con l'azione che vorresti intraprendere, così nasce l'esigere di più dall'essere.

Sereno notturno

Avere quel limpido accesso sui pensieri velati, che sfiorano la piccola percezione e ne lievita i contenuti.
Tengo traccia ogni giorno dei tempi di prova, quelli dell'emozione a tratti prevista altre volte sperata, sapendo che non è facile
carpirne tutti i risvolti, sono significativi passi in avanti in mezzo a quel marasma che offende i giorni, ma ne corrobora i pensieri.
Sono troppe le emozioni carpite e non capite, forse smisurata misura di quello che si vuole essere, e non si sa d'avere.

Sereno notturno 05/07/2014


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Ogni piccolo fremito è chiara percezione d'esistere.

Sereno notturno

In ogni modo si deve stare dalla parte dell'emozione.
Ci sono casi in cui ci si deve rassegnare però per non cadere nei tranelli dei malpensanti.


Sereno notturno 04/07 2014

Vogliamo assomigliare gli uni agli altri, solo l'acqua del mare però lo é veramente.


Sereno notturno

Selfie dell'eros
Una mail

Momenti
Rimangono a lasciare traccia di quel che sarà delirio della mente.

Sereno notturno

Selfie dell'eros
Una mail

Sapevano possedere le strette mani, avvinghiate ad ogni centimetro di carne, intorno essenze profumi ed il tenero gesto di una complicità cercata.

Sereno notturno

 

Racconta come ti esprimi, quali sono le tue movenze e i tuoi intimi sospiri, come sopporti questa mancanza d'anima.
Pensi sia veramente carenza di questo o forse è solo necessità di riaffiorare in qualcosa di diverso...

Sereno notturno 03/07/2014

 

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Delirio

Ho vissuto e vivrò sempre con qualcuno che mi dice tu vali tanto, ecco perché, la peggior cosa quanto succede qualcosa è sentirsi dire “Tu hai tanto da dare a qualcuno, sappilo tu vali”, sono stanco di valere se poi i risultati son
o quelli di rodermi l'anima. Non serve dare tanto, alla fine non paga nulla e mi sento sempre di voler dimostrare. Io ho da dimostrare a me stesso di non essere sempre in bilico con la mia anima che non sa cosa vuole.
Vedi sono complesso i miei scritti sono complessi, mentre gli altri le considerano esternazioni in realtà sarebbero confronti, ma con chi...
Doso le parole, e ricordo le frasi, una persona mi disse “Non ho più bisogno di te” ora a momenti piange, so anche che quello come mi sento con te è dall'età' di vent'anni anni che non lo vivevo, quindi la mia sarà sempre un'anima deficiente e stanca.


Sereno notturno 01/07/2014

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